mercoledì 15 febbraio 2012


La democrazia si fonda su un voto che vada ad un candidato che unisca alla capacità di acquisire consensi, la competenza. Se l' elettore, che non è incolpevole delle cattive scelte, preferisce votare il suo "amico", nella speranza di ottenere favori personali, deve sapere che il consenso dato ad un incapace potrebbe avere una contropartita collettiva talmente grave da mettere in discussione anche il vantaggio personale ottenuto. Se ne stanno accorgendo i greci, che hanno dato la loro fiducia ad un personale politico corrotto ed incapace, che ha portato "TUTTI", non solo quelli che non avevano amici, nel baratro. Se ne accorgono, ormai da sempre, le popolazioni del Sud dell'Italia e se ne stanno accorgendo, negli ultimi anni anche quelli del Nord. Per rimanere in Italia, la vicenda della ex Margherita deve essere letta alla luce di una completa assenza di regole nella vita dei partiti e dei sindacati. Il paragrafo riportato di seguito è tratto dall'Italia che frana, pubblicato a giugno 2011 e quindi scritto almeno un anno prima, dove si evidenzia che la questione non è contingente ma appartiene ad una condizione strutturale che è la causa del disastro politico e del mancato sviluppo.

3.7 La crisi della democrazia


Le moderne democrazie devono avere come obiettivo strategico la felicità dei cittadini attraverso scelte autorevoli. L’autorevolezza delle scelte fatte dai governanti di un Paese democratico è il fondamento perché le democrazia si rinforzi ed i cittadini riscontrino l’efficacia di una scelta collettiva. Quando le scelte non sono autorevoli la democrazia assume alcune delle caratteristiche dei sistemi di governo non democratici, in quanto, una scelta effettuata esclusivamente perché il possesso della maggioranza dei voti lo consente non è una scelta democratica, da qualsiasi parte venga. Spesso diviene una scelta effettuata neanche nell’interesse della sola parte, composta dai cittadini-elettori che hanno votato la compagine politica vincente, ma ad uso esclusivo del ceto politico che detiene la maggioranza dei consensi ed alcune volte anche di quello in minoranza. In democrazia ottenere la maggioranza dei voti è condizione necessaria per governare in modo democratico, ma certamente non sufficiente. Senza scelte autorevoli la democrazia finisce in burletta, trascinando lo Stato in una condizione di grave degrado etico e morale che immancabilmente si ripercuote negli aspetti economici e sociali, in una spirale che getta la collettività in uno stato di assoluto abbandono. La maggioranza dei voti raccolti non è il requisito fondamentale della democrazia perché altrimenti dovremmo sostenere che le dittature del Novecento erano sistemi di governo democratici. Per le follie di Stalin, Hitler, Mussolini, Franco la gente ha acclamato ed è andata a combattere in guerre sanguinose, altro che recarsi in una cabina elettorale. Scelte non autorevoli che hanno gettato quelle popolazioni nel lutto e nella disperazione. Ma cosa è una scelta autorevole, se non una scelta fatta nel convincimento di adottare la più valida soluzione sotto il profilo scientifico e tecnico, nell’interesse della collettività ed in generale della umanità? Il sistema democratico italiano è in grave crisi perché i soggetti che la Costituzione ha scelto come mediatori della democrazia, i partiti ed i sindacati, non sono organismi democratici. I sistemi di reclutamento sia nei sindacati che nei partiti, sono affidati a complicate regole che alla fine consentono ai detentori di pacchetti di tessere di addivenire ad accordi tattici per la individuazione della classe dirigente. Essendo gli accordi tattici e non strategici – e quindi non legati a visioni complessive ed a obiettivi collettivi, ma a posizionamenti di singoli beneficiari –divengono difficilmente modificabili, in quanto, ognuno, dovendo tutelare la propria opportunistica posizione e temendo di perderla, preferisce adottare le più caute soluzioni, che immancabilmente coincidono con le meno efficaci per coloro che di quella azione politica dovrebbero essere i beneficiari. A questa logica non si sottrae nessun partito e nessun sindacato, dai più piccoli ai più grandi, da destra a sinistra. Infatti una legge elettorale efficace dovrebbe normare per prima l’attività dei partiti, consentendo ad ogni cittadino, indipendentemente dalla conoscenza o meno di un esponente-padrone delle tessere, di essere iscritto ad un qualsiasi partito, individuando metodi di iscrizione e permanenza con un sistema normativo che garantisca l’effettiva libertà di espressione di ogni singolo aspirante e componente. La nostra democrazia è andata all’inverso dai partiti delle idee siamo passati ai partiti dei capipopolo, con i loro nomi nel simbolo. Piccoli ducetti di un sistema politico polidittatoriale, dove l’interesse del leader non si discute, pena la esclusione dall’elenco dei notabili ai quali è assicurata l’elezione. Alla caduta del muro di Berlino, alle forze politiche di destra e di sinistra non sembrò vero di poter dismettere il vincolo strategico che li legava ai loro elettori e decretarono la fine delle ideologie, attribuendo a queste ultime tutto ciò che di male era successo negli anni precedenti. Prima di proseguire, è il caso di affermare con forza che vi sono ideologie che portano alla guerra, alla violenza ed ai disastri sociali ed ideologie che si fondavano e si fondano sul rispetto di tutti gli uomini, del territorio e dell’ambiente. Ideologie che negano l’uso delle armi per dirimere qualsiasi conflitto e che ritengono che lo sviluppo debba interessare tutti gli uomini e tutte le aree della terra. Già vedo il sorriso sarcastico del solito scettico qualche volta in mala fede o peggio, in buona fede. A quel sarcasmo vorrei rispondere invitandolo a riflettere su quanto egli stesso può constatare nel nostro Paese e nel mondo intero ed in tutta coscienza affermare che questa condizione economica, sociale ed ambientale possa essere foriera di risultati positivi per l’umanità. A meno di non voler palesemente e banalmente enunciare:“Il mondo è fatto così!”, che è meglio rassegnarsi, ma alcuni dovranno morire di fame, di guerra, di disastri ambientali! Io non mi rassegno e penso che questa visione, come è sotto gli occhi di tutti, non solo è contraria ad ogni visione umanitaria dell’esistenza, ma non è neanche rassicurante per noi privilegiati del mondo, che saremo sempre meno sicuri, a meno che non intendiamo militarizzare il mondo.

da L'Italia che frana di Bartolomeo Sciannimanica pagg. 103-106

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