La
democrazia si fonda su un voto che vada ad un candidato che unisca alla
capacità di acquisire consensi, la competenza. Se l' elettore, che non è
incolpevole delle cattive scelte, preferisce votare il suo "amico",
nella speranza di ottenere favori personali, deve sapere che il consenso dato
ad un incapace potrebbe avere una contropartita collettiva talmente grave da
mettere in discussione anche il vantaggio personale ottenuto. Se ne stanno
accorgendo i greci, che hanno dato la loro fiducia ad un personale politico
corrotto ed incapace, che ha portato "TUTTI", non solo quelli che non
avevano amici, nel baratro. Se ne accorgono, ormai da sempre, le popolazioni
del Sud dell'Italia e se ne stanno accorgendo, negli ultimi anni anche quelli
del Nord. Per rimanere in Italia, la vicenda della ex Margherita deve essere
letta alla luce di una completa assenza di regole nella vita dei partiti e dei
sindacati. Il paragrafo riportato di seguito è tratto dall'Italia che frana,
pubblicato a giugno 2011 e quindi scritto almeno un anno prima, dove si
evidenzia che la questione non è contingente ma appartiene ad una condizione
strutturale che è la causa del disastro politico e del mancato sviluppo.
3.7 La crisi della democrazia
Le moderne democrazie devono
avere come obiettivo strategico la felicità dei cittadini attraverso scelte
autorevoli. L’autorevolezza delle scelte fatte dai governanti di un Paese
democratico è il fondamento perché le democrazia si rinforzi ed i cittadini
riscontrino l’efficacia di una scelta collettiva. Quando le scelte non sono
autorevoli la democrazia assume alcune delle caratteristiche dei sistemi di
governo non democratici, in quanto, una scelta effettuata esclusivamente perché
il possesso della maggioranza dei voti lo consente non è una scelta democratica,
da qualsiasi parte venga. Spesso diviene una scelta effettuata neanche
nell’interesse della sola parte, composta dai cittadini-elettori che hanno
votato la compagine politica vincente, ma ad uso esclusivo del ceto politico
che detiene la maggioranza dei consensi ed alcune volte anche di quello in
minoranza. In democrazia ottenere la maggioranza dei voti è condizione
necessaria per governare in modo democratico, ma certamente non sufficiente.
Senza scelte autorevoli la democrazia finisce in burletta, trascinando lo Stato
in una condizione di grave degrado etico e morale che immancabilmente si
ripercuote negli aspetti economici e sociali, in una spirale che getta la
collettività in uno stato di assoluto abbandono. La maggioranza dei voti
raccolti non è il requisito fondamentale della democrazia perché altrimenti
dovremmo sostenere che le dittature del Novecento erano sistemi di governo
democratici. Per le follie di Stalin, Hitler, Mussolini, Franco la gente ha
acclamato ed è andata a combattere in guerre sanguinose, altro che recarsi in
una cabina elettorale. Scelte non autorevoli che hanno gettato quelle
popolazioni nel lutto e nella disperazione. Ma cosa è una scelta autorevole, se
non una scelta fatta nel convincimento di adottare la più valida soluzione
sotto il profilo scientifico e tecnico, nell’interesse della collettività ed in
generale della umanità? Il sistema democratico italiano è in grave crisi perché
i soggetti che la
Costituzione ha scelto come mediatori della democrazia, i
partiti ed i sindacati, non sono organismi democratici. I sistemi di
reclutamento sia nei sindacati che nei partiti, sono affidati a complicate
regole che alla fine consentono ai detentori di pacchetti di tessere di
addivenire ad accordi tattici per la individuazione della classe dirigente.
Essendo gli accordi tattici e non strategici – e quindi non legati a visioni
complessive ed a obiettivi collettivi, ma a posizionamenti di singoli
beneficiari –divengono difficilmente modificabili, in quanto, ognuno, dovendo
tutelare la propria opportunistica posizione e temendo di perderla, preferisce
adottare le più caute soluzioni, che immancabilmente coincidono con le meno
efficaci per coloro che di quella azione politica dovrebbero essere i
beneficiari. A questa logica non si sottrae nessun partito e nessun sindacato,
dai più piccoli ai più grandi, da destra a sinistra. Infatti una legge
elettorale efficace dovrebbe normare per prima l’attività dei partiti,
consentendo ad ogni cittadino, indipendentemente dalla conoscenza o meno di un
esponente-padrone delle tessere, di essere iscritto ad un qualsiasi partito,
individuando metodi di iscrizione e permanenza con un sistema normativo che
garantisca l’effettiva libertà di espressione di ogni singolo aspirante e
componente. La nostra democrazia è andata all’inverso dai partiti delle idee
siamo passati ai partiti dei capipopolo, con i loro nomi nel simbolo. Piccoli
ducetti di un sistema politico polidittatoriale, dove l’interesse del leader non si discute, pena la esclusione dall’elenco dei notabili ai
quali è assicurata l’elezione. Alla caduta del muro di Berlino, alle forze
politiche di destra e di sinistra non sembrò vero di poter dismettere il
vincolo strategico che li legava ai loro elettori e decretarono la fine delle
ideologie, attribuendo a queste ultime tutto ciò che di male era successo negli
anni precedenti. Prima di proseguire, è il caso di affermare con forza che vi
sono ideologie che portano alla guerra, alla violenza ed ai disastri sociali ed
ideologie che si fondavano e si fondano sul rispetto di tutti gli uomini, del
territorio e dell’ambiente. Ideologie che negano l’uso delle armi per dirimere
qualsiasi conflitto e che ritengono che lo sviluppo debba interessare tutti gli
uomini e tutte le aree della terra. Già vedo il sorriso sarcastico del solito
scettico qualche volta in mala fede o peggio, in buona fede. A quel sarcasmo
vorrei rispondere invitandolo a riflettere su quanto egli stesso può constatare
nel nostro Paese e nel mondo intero ed in tutta coscienza affermare che questa
condizione economica, sociale ed ambientale possa essere foriera di risultati
positivi per l’umanità. A meno di non voler palesemente e banalmente
enunciare:“Il mondo è fatto così!”, che è meglio rassegnarsi, ma alcuni dovranno
morire di fame, di guerra, di disastri ambientali! Io non mi rassegno e penso
che questa visione, come è sotto gli occhi di tutti, non solo è contraria ad
ogni visione umanitaria dell’esistenza, ma non è neanche rassicurante per noi
privilegiati del mondo, che saremo sempre meno sicuri, a meno che non
intendiamo militarizzare il mondo.
da L'Italia che frana di Bartolomeo Sciannimanica pagg. 103-106